giu reviewed Goethe muore
Una ferocia sublime
5 stars
Content warning breve riassunto dei quattro racconti.
Quattro racconti che, nella loro ferocia, si rivelano divertenti anche grazie al loro essere immancabilmente dissacranti. A dispetto della somiglianza nei temi e la linearità martellante dello stile, Bernhard non cessa mai stupire: è implacabile. Sembra godere nel suo gioco di gatto e topo, individuando ogni volta una nuova vittima (tra quelle ben delineate del suo arsenale: Austria e genitori sono le sue predilette), studiandola, stuzzicandola e mordendola, per poi sputarla disinteressato.
Goethe muore.
Al proprio capezzale Goethe, facendo il bilancio della sua vita e dell'influenza su gran parte dell'Austria, esprime il suo ultimo desiderio: incontrare Ludwig Wittgenstein (richiesta anacronistica, appartenendo egli alla generazione successiva allo scrittore). A causa della sua testardaggine nel volere Wittgenstein a Weimar, si scatenano una serie di avvenimenti (spesso comici nella loro drammaticità) che culminano con la morte di Wittgenstein, avvenuta a Cambridge pochi giorni prima di quella di Goethe. Il critico Riccardo De Gennaro afferma: "La scelta di far morire Wittgenstein prima di Goethe non è solo il risultato di una costruzione ucronica, ma riflette la convinzione di Bernhard che «tutto si può paragonare a tutto», che «tutti i concetti sono intercambiabili», persino la morte, di fronte alla quale egli si dichiarò sempre indifferente: «Scrivo della morte come altri potrebbero parlare di un panino»."(Wikipedia)
Montaigne. Un racconto.
La tragedia dell'infanzia emerge quando i figli diventano vittime impotenti delle decisioni dei genitori. "Prima mi hanno reso dipendente, poi mi hanno rimproverato questa mia dipendenza da loro per tutta la vita." Il protagonista, un uomo di quarantadue anni incapace di liberarsi dai suoi procreatori (evitando accuratamente di chiamarli madre e padre), trova nell'opera di Montaigne l'unico rifugio per salvarsi da loro, distruttori di ogni aspirazione intellettuale.
Incontro.
Il racconto narra delle escursioni in montagna di due bambini, legati da un'amicizia, che si trovano costretti a seguire i genitori nelle loro passeggiate alla ricerca di quiete. Un'impresa impossibile, dato che sono proprio i loro genitori la causa principale dell'irrequietezza, sia loro che degli altri. Incontratisi casualmente in una stazione, rievocano insieme le terribili passeggiate in montagna, ricordando come erano non solo soggiogati al volere dei loro genitori, ma anche il loro capro espiatorio qualsiasi fosse l'avvenimento. Il protagonista brucia tutti i berretti e calzini che costellavano le gite ad alta quota in un rogo, simboleggiando la dissacrazione di quel passato opprimente.
Andata a fuoco. Relazione di viaggio a un ex amico.
In questo scenario onirico prende vita un sogno di natura piromane e distruttiva. La demistificazione culmina nell'incenerimento dell'Austria cattolico-nazionalsocialista. Le fiamme consumano l'intera città e ciò che la rendeva insopportabile al protagonista, in un atto salvifico di purificazione. Il fuoco diventa così un agente di distruzione che simbolicamente dissolve le strutture ideologiche e politiche, lasciando spazio solo il ricordo.